(Genesi 18.4-5) Edo - Aceb_PugliaBasilicata

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2006/2025 -  ANNO XIX  29/03/2025
"Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo" (Galati 6:2)
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SERMONI
 


SIGNORE, FA’ CHE LE NOSTRE CHIESE DIVENTINO “LOCANDE”
PER ACCOGLIERE COLORO CHE SONO NEL BISOGNO

Vi farò subito portare dell'acqua per lavarvi i piedi. Intanto riposatevi sotto quest'albero. Poi vi darò qualcosa da mangiare. Dopo esservi ristorati potrete continuare il vostro viaggio. 
Non dovete essere passati di qui inutilmente. - Va bene, - risposero, - fa' come hai detto.  (Genesi 18:4-5)

“Ama il Signore Dio tuo... e ama il prossimo tuo come te stesso” (Luca 10, 27)
La lettura biblica per questo sesto giorno della settimana di preghiera per l'unità dei cristiani è: "Signore, fa’ che le nostre chiese diventino “locande” per accogliere coloro che sono nel bisogno". 
Questa preghiera riflette un impegno a vivere la fede attraverso l'accoglienza e la solidarietà, invitando a considerare le chiese non solo come luoghi di culto, ma anche come spazi in cui ci si prende cura degli altri".

A volte diamo per scontato cosa significhi davvero accogliere qualcuno. Pensiamo che sia solo una questione di buone maniere: aprire la porta, offrire qualcosa da bere, scambiare due parole di cortesia. Ma accogliere è molto di più, che va oltre il semplice gesto.
Pensiamo alla storia di Abramo. Era una giornata come tante, forse stava riposando all’ombra della sua tenda, quando all’improvviso vede arrivare tre uomini. Abramo non li conosce e non sa da dove vengono. Oggi, questi tre sconosciuti se fossero  arrivati a casa nostra, avremmo guardato lo spioncino della porta e ci saremmo chiesti: “E questi, cosa vogliono? Abramo non esita neanche un secondo. Va incontro a questi sconosciuti.  Li accoglie. Non chiede spiegazioni. Offre loro dell'acqua per lavarsi, prepara del cibo, fa in modo che si riposino all’ombra. Insomma, si prende cura di loro senza fare calcoli, senza aspettarsi nulla in cambio. Solo dopo capirà che in realtà, era Dio stesso che gli faceva visita.  Quando accogliamo gli altri, specialmente i più deboli e bisognosi, stiamo in realtà accogliendo il Signore. È un atto di rispetto e amore verso Dio stesso. Gli ospiti di Abramo erano forse angeli, ma possiamo trovare il volto di Cristo in ogni persona che incontriamo, specialmente in quelli che sono più vulnerabili e bisognosi. Accogliere i minimi non significa solo fornire loro il necessario materiale, ma anche offrire amore, dignità e rispetto. Significa ascoltare le loro storie, comprendere le loro necessità e rispondere con intelligenza. L'accoglienza diventa un canale attraverso il quale il nostro amore per Dio si manifesta concretamente nel mondo. Abramo ci mostra che l'accoglienza non è solo un atto di gentilezza, ma una manifestazione dell'amore divino che ci chiama a prenderci cura degli altri, con cuore aperto e senza condizioni.
Dobbiamo essere pronti come Abramo ad accogliere chi si trova nelle necessità, nel bisogno. Se anche noi ci sforzassimo di testimoniare questo amore, noi stiamo facendo la volontà del Signore  perchè accogliendo il mio prossimo, noi non facciamo altro che testimoniare l'amore incondizionato di Dio. Anche noi siamo chiamati a superare ogni tipo di barriera etnica e sociale. 
Siamo chiamati a testimoniare un amore che abbraccia chiunque si trovi nel bisogno, dobbiamo trasmettere la nostra fede in azioni concrete di amore e solidarietà. Siamo chiamati ad ascoltare i dolori, le ferite, ad ascoltare le speranze degli emarginati e dei fregili.
Le chiese sono mandate a portare l'amore di Cristo nei quartieri, nelle periferie delle città, sono chiamate a essere il sale di questa terra, sono chiamate a portare solidarietà per chi è nello sconforto, per chi è nella disperazione come milioni di persone disperate che cercano rifugio dalle guerre costretti ad abbandonare la propria terra, dove molti fuggono da paesi autoritari. Come chiese siamo chiamati a manifestare con i fatti la nostra solidarietà per queste persone che cercano libertà e dignità.. Dobbiamo essere promotori di giustizia, difendendo i diritti umani di coloro che sono oppressi e abbandonati al loro destino
L'amore per gli altri non ha confini: non importa da dove arrivano, di quale nazionalità siano, da che religione provengono, perchè in ogni persona c'è un pezzo di Cristo. È importante che noi portiamo amore, così che gli altri possano sentire l'amore di Dio attraverso di noi.
Pensiamo alla storia del Buon Samaritano. Un giorno, un maestro della Legge chiese a Gesù: “Chi è il mio prossimo?”. Gesù raccontò di un uomo che era stato aggredito e lasciato a terra, in difficoltà. Passarono un sacerdote e un levita, due uomini religiosi, ma entrambi lo ignorarono. Poi arrivò un samaritano, uno straniero che i giudei consideravano “inferiore”, e fu proprio lui a fermarsi e a prendersi cura di quell'uomo.
Alla fine, Gesù chiese: “Chi si è fatto prossimo di quell’uomo?”. La verità è che il nostro prossimo non è solo chi ci sta simpatico. Il prossimo siamo noi, ogni volta che scegliamo di amare.
E sapete qual è la cosa più bella? Quando accogliamo qualcuno, o facciamo solo un piccolo gesto d’amore, alla fine scopriamo che non siamo solo noi a dare. Perché in quell’incontro, in quello sguardo, anche noi riceviamo qualcosa. Riceviamo Dio.

Edoardo Arcidiacono  23 Gennaio 2024
 
 
 
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