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IV° incontro di preghiera
Cammino della missione di Dio
Simbolo: l’acqua
Dio ci chiama a nascere "dall’acqua e dallo spirito" (Giovanni 3:5).
L’acqua è simbolo della vita, perché purifica, rinnova e rivitalizza. È l’elemento purificatore come nell’esodo e nell’atto del battesimo. È anche parte costitutiva per la conservazione e la crescita di ogni tipo di vita. L’acqua può anche mettere in grave pericolo la creazione, come accade con le inondazioni o gli tsunami. Il Consiglio Mondiale delle Chiese considera l’acqua come il simbolo della vita e l’accesso all’acqua potabile, una condizione di salubrità che si dovrebbe riconoscere ed esercitare in tutto il mondo come diritto umano.
Chiamata all’adorazione
L1: Tutti voi che siete assettati: venite a bere acqua!
E voi, che non avete denaro, venite e comprate, e mangiate!
L2: Il Dio Trino e Uno invita tutta la creazione alla Festa della Vita,
in Gesù Cristo, che è venuto affinché "tutti/e abbiano vita, e la abbiano in abbondanza"
C: Amen
L1: Lodato sia Dio
C: Alleluia!
Canto: Gloria al Dio d’amore. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 33
Preghiera di Confessione
L: Spirito Creatore, Tu, che hai soffiato sulla faccia della terra,
disordinata e vuota, e hai diviso le acque di sopra dalle acque di sotto,
riconosciamo che l’acqua è il tuo dono in questo mondo, e noi, spesso,
l’abbiamo usata con imprudenza.
Ti chiediamo di guidarci nella nostra gestione dell’acqua.
Ti preghiamo affinché tutte le persone che abitano la terra
si rendano conto del loro posto nella natura e che viviamo in armonia
con tutti i componenti della creazione,
segni del tuo amore eterno.
C: Amen.
Canto: Di questo cielo, di questa terra. Da "Celebriamo il Risorto" Ed. Claudiana 2014, inno 6
Annuncio di Salvezza
L: Gesù disse alla donna nel pozzo: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna».
C: Amen
Canto: La mia coppa fa’ traboccare. Da "Celebriamo il Risorto" Ed. Claudiana 2014, inno 116
Lettura biblica: Atti 8:27b-38°
Preghiera:
L1: Dio della vita, ai tempi di Noè hai offerto segni di speranza,
pur nel diluvio, hai donato agli esseri viventi, la sicurezza di un’arca e hai voluto che la colomba portasse un ramo d’olivo; il tuo popolo, scampando al pericolo, navigò verso la sicurezza, avvolto dal suono delle acque impetuose: Ti preghiamo per chi oggi soffre per le crescenti onde anomale, per le inondazioni, monsoni, uragani, tsunami e tempeste di ogni tipo.
C: Kyrie eleison. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 22
Lettura biblica: Atti 8: 38b-39
C: Kyrie eleison. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 22
Preghiamo per coloro che soffrono, e anche per una generazione che
non è riuscita a far fronte al riscaldamento del pianeta e al celere cambiamento climatico: liberaci, Signore, dalle violente tempeste della natura, ma soprattutto liberaci dalle nostre decisioni peccaminose.
C: Kyrie eleison. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 22
L1: Dio dell’umanità, ci hai condotto a nuova vita
e ci hai adottati come figli e figlie mediante le acque del battesimo:
preghiamo affinché le risorse spirituali ci aiutino ad andare verso l’altro/a,
ad andare loro incontro per poter offrire un bicchiere d’acqua fresca a coloro che hanno sete, e dare testimonianza della Parola della Vita per tutti/e.
C: Kyrie eleison. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 22
L2: Spirito Santo, intercedi nelle nostre preghiere affinché i nostri spiriti si rinvigoriscano, così come le acque quiete e sanatrici fanno germogliare di nuovo una terra inabitata e prosciugata.
C: Amen
Invio e benedizione
L: Dio dice: verserò acqua nel deserto e i fiumi sulla terra arida e anche
e spargerò il mio spirito sulla tua generazione, e la mia benedizione sui germogli.
Così essi cresceranno fra l’erba, come crescono i salici in riva ai fiumi.
C: Amen.
Canto: Che il Signor ci benedica. Da "E tutto il popolo dica: Amen!" Ed. Claudiana 2008, inno 50
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Rapporti USA – Cuba richiesta di revoca delle sanzioni economiche e normalizzazione dei rapporti
La interminabile e complessa questione fra gli Stati Uniti d’America (USA) e Cuba, che colpisce le persone di entrambi i paesi, ha richiamato l’attenzione dei partecipanti alla X assemblea del Consiglio Mondiale delle Chiese (WCC).
Dalla rivoluzione cubana del 1959 i rapporti tra Stati Uniti e Cuba sono ancora intrecciati da tensioni e scontri. L’annoso embargo degli Stati Uniti è stato rafforzato nell’ottobre 1992 con "l’Atto per la Democrazia Cubana" e nel 1996 con l’approvazione della cosiddetta Legge della Libertà Cubana e della Solidarietà Democratica, che prevedeva tra l’altro l’imposizione alle società straniere di commerciare con Cuba, ai cittadini americani di viaggiare a Cuba e agli stranieri d’investire nell’Isola.
Il 21 ottobre 2013, ventuno rappresentanti di diverse confessioni cristiane degli Stati Uniti hanno scritto una lettera al Presidente degli Stati Uniti, sollecitando gli Stati Uniti ad intraprendere azioni concrete, perseguendo la via verso il miglioramento delle relazioni con Cuba.
La lettera, in particolare, ha esortato il Presidente degli Stati Uniti ad avviare un dialogo diretto ad alto livello con il governo cubano, chiedendo la rimozione di Cuba dall’elenco degli Stati patrocinatori del terrorismo, e la revoca delle restrizioni alle persone dei viaggi tra Stati Uniti e Cuba.
I delegati alla X Assemblea del WCC approvano il parere dei rappresentanti delle Chiese negli Stati Uniti, le preoccupazioni e raccomandazioni da loro espresse.
I delegati dell’Assemblea hanno inoltre rilevato che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 29 ottobre 2013, ha votato in massa per la ventiduesima volta la condanna dell’embargo economico degli Stati Uniti contro Cuba. Crediamo che il blocco economico, commerciale e finanziario contro qualsiasi paese produca una grande sofferenza al popolo, specialmente fra i più poveri e gli indifesi.
Davanti a questa situazione, i delegati alla X Assemblea del WCC esortano il governo degli Stati Uniti a revocare le sanzioni economiche contro Cuba e a normalizzare i rapporti tra Stati Uniti e Cuba.
APPROVATO
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Dichiarazione a favore dei diritti umani sugli apolidi nel mondo
Il diritto di cittadinanza è un diritto fondamentale così com’è affermato nell’articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Oggi, nel mondo, vi sono più di 10 milioni di apolidi, persone senza cittadinanza e con diritti umani limitati. Molti di questi apolidi non si sono trasferiti dal proprio paese d’origine.
Si può diventare apolidi per diversi motivi. Alcuni riguardano aspetti tecnici sulla legge e le procedure per l’acquisizione di documenti che dimostrino la nazionalità. Tuttavia, la causa maggiore è la discriminazione. Le minoranze sono spesso arbitrariamente escluse dalla cittadinanza a causa della discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o linguistici.
Alcuni esempi
Questo tipo di discriminazioni, contenute nella legge sulla cittadinanza, ha fatto apolidi più di 800.000 Rohingya, una minoranza etnica musulmana che vive nello stato di Rakhine, malgrado i loro legami con Myanmar che risalgono da secoli. Negli ultimi 30 anni, i Rohingya sono stati sottoposti ad ampie discriminazioni tra cui la negazione della cittadinanza, della libertà di circolazione e il diritto al matrimonio. Essi hanno sofferto per lavoro forzato e detenzione. A seguito di condizioni discriminatorie all'interno del paese, più di 200.000 Rohingya sono fuggiti in Bangladesh, e meno di 30.000 sono ufficialmente riconosciuti come rifugiati. La popolazione Rohingya non registrata vive negli insediamenti di profughi improvvisati e non ufficiali, dove i luoghi per ripararsi stanno cadendo a pezzi e la malnutrizione è diffusa.
A causa delle condizioni in cui essi vivono, alcune agenzie umanitarie hanno cercato d’intervenire ma è stato negato loro il permesso per aiutare i rifugiati non registrati. Senza permesso di lavoro o di residenza, i profughi non registrati vivono nel timore della detenzione e del rimpatrio forzato a Myanmar. La privazione del riconoscimento dello stato di profughi rende anche le ragazze e le donne Rohigya particolarmente vulnerabili agli attacchi fisici, violenze sessuale e tratta di persone. La popolazione Rohigya si trova anche nei paesi del Golfo e molti hanno affrontato viaggi in mare verso altri paesi dell’Asia - o sono morti durante l’attraversata.
I Bhutanesi in Nepal – chiamati anche Lhotshampas – sono un altro esempio di apolidi.
Questi discendenti di migranti nepalesi che si stabilirono nel Bhutan meridionale nel tardo 1890 originalmente sono stati reclutati dal governo del Bhutan, per il disboscamento delle foreste negli stati del sud. Nel 1958, il Governo Bhutanese introduce la legge sulla cittadinanza e obbliga i non Bhutanesi a lasciare nel giro di 4 giorni il paese. Tuttavia, nel 1980, le autorità bhutanesi hanno adottato una serie di politiche, conosciute come "Bhutanisation", finalizzate all’unificazione del paese sotto la cultura buddista Druk, religione e lingua.
Dopo il censimento di 1988 i "Lhotshampas" vengono classificati come "clandestini" e il governo stabilisce nuovi requisiti per la cittadinanza privando molte etnie nepalesi della loro nazionalità. Dal 1991, molte decine di migliaia sono fuggiti in India, la maggior parte però fuggì in Nepal. Oltre la metà dei 110.000 rifugiati bhutanesi in Nepal sono stati trasferiti a paesi terzi mentre il resto continua a vivere nei campi profughi in attesa di una soluzione.
In Costa d’Avorio, centinaia di migliaia di persone discendono da lavoratori migranti che sono stati portati nel paese in epoca coloniale e vengono negate a loro il diritto di cittadinanza avoriana perché considerati stranieri e non ammissibili per nazionalità. Questo trattamento discriminatorio è stato la causa principale del continuo conflitto nel paese. Il governo sta ora compiendo dei passi verso la risoluzione della situazione che colpisce molte persone.
Nel 2004 il governo dominicano, mediante la legge sulla migrazione, priva della cittadinanza tutti i domenicani di discendenza haitiana. La legge è stata applicata retroattivamente, trasformando tutti i figli nati da genitori immigrati haitiani, che erano arrivati nel paese 50 o 60 anni indietro, apolidi.
Emendamenti fatti alla costituzione della Repubblica Dominicana nel 2010, hanno stabilito nuovi standard di cittadinanza sulla stessa falsariga. Recentemente, il 23 settembre 2013, la Corte costituzionale della Repubblica Dominicana ha dichiarato che i figli di immigrati haitiani non documentati, presenti nel territorio, anche i nati nel suolo domenicano decenni d’anni or sono, non hanno più il diritto di cittadinanza. Questa situazione sta colpendo decine di migliaia di persone nella Repubblica Dominicana, che non hanno mai avuto un’altra nazionalità.
Questa sentenza nega la nazionalità domenicana a chi è nato dopo il 1929, e non ha almeno un genitore di sangue domenicano.
Inoltre ad essere spesso stigmatizzati e discriminati, sono un gran numero di persone di Rom sparsi in diversi paesi europei anche essi apolidi. La mancanza di nazionalità e quindi di documenti d’identità e diritti amministrativi, ostacola il loro accesso ai diritti umani fondamentali, quali l'istruzione e servizi sanitari, registrazione di nascita o di matrimonio, ecc. e aumenta la loro vulnerabilità all’emarginazione costante.
Per quanto riguarda la popolazione di lingua russa in Lettonia, anche se una minoranza russa era presente sul territorio prima dell'epoca sovietica, circa mezzo milione di cittadini che si trovarono sul territorio lettone sono stati resi apolidi perché ritenuti «non cittadini» dalla legge sulla cittadinanza della Lettonia del 1994.
L’apolidia può verificarsi anche quando le leggi che riguardano la cittadinanza non trattano le donne e gli uomini con equità. Oltre 25 paesi in Africa, Asia, America e Medio Oriente continuano a impedire che le madri trasferiscano la loro nazionalità ai loro figli su base paritaria come i padri. Dove i padri sono apolidi, assenti, o non in grado di conferire la loro nazionalità ai loro figli, questi bambini vengono lasciati apolidi.
Lo scioglimento dello stato è anche causa di apolidia diffusa, dove agli individui non si riesce a garantire la cittadinanza. Ad esempio, quando l'ex Unione Sovietica, Jugoslavia e Cecoslovacchia si sciolsero, gran numero di persone in tutta Europa centrale e orientale, Asia centrale e nei Balcani divenne apolide. I migranti e i gruppi etnici e sociali emarginati sono stati i più colpiti.
Gli apolidi sono presenti in ogni regione del mondo. Molti migranti diventano apolidi dopo aver lasciato i loro paesi e si ritrovano bloccati – senza nazionalità – non per loro colpa. Diverse migliaia di persone dal Myanmar, dall'ex Unione Sovietica, da Jugoslavia e da molti altri luoghi sono apolidi negli Stati Uniti.
Il fatto che essi sono apolidi e quindi impossibilitati a viaggiare o a risiedere legalmente in un altro stato, non dà loro – secondo la legge d’immigrazione degli Stati Uniti – il diritto di protezione. Quindi è quasi impossibile per le persone senza cittadinanza ottenere la residenza o la cittadinanza negli Stati Uniti se non sono riconosciuti come rifugiati. Molti finiscono in luoghi di detenzione per immigranti dove possono rimanere per periodi prolungati – anche se non c’è nessuna speranza che possano migrare verso qualsiasi altro paese.
Simili disagi causati dall’apolidia vengono affrontati da popolazioni di tutto il mondo, compresi i bambini di origine haitiana nei Caraibi, o persone conosciute come "bidoon", cioè persone che non avevano acquisito la nazionalità quando il Kuwait ottenne l'indipendenza.
Detto questo, alcuni paesi come lo Zimbabwe, hanno compiuto sforzi e hanno cercato di affrontare la questione dell'apolidia tramite modifiche della legislazione.
Lo stato di apolidia e le sue conseguenze
Le persone apolidi vivono in una situazione di limbo giuridico. Senza protezione da qualsiasi stato, gli apolidi sono spesso sfruttati e – soprattutto le donne e i bambini – possono essere più esposti al contrabbando, alle molestie sessuali e alla violenza.
Poiché non sono riconosciuti o registrati come cittadini di qualsiasi paese, agli apolidi vengono negati anche diritti come quello di risiedere legalmente, registrare la nascita di un figlio/a, ricevere cure mediche e istruzione, avere una casa nonché l’accesso al lavoro. Gli apolidi raramente possono acquistare delle proprietà, aprire un conto in banca, o sposarsi legalmente.
A causa della mancata cittadinanza in qualsiasi paese, i nostri fratelli e le nostre sorelle apolidi affrontano numerosi disagi giornalieri – separazione dalle loro famiglie e incertezza sulla propria vita o l’incapacità di perseguire le loro speranze e ambizioni.
Di conseguenza, non solo agli apolidi sono negati i loro diritti e si trovano a vivere nel limbo, ma la loro condizione è raramente riconosciuta dalla società tradizionale. La sensazione di essere invisibili li conduce ad un debilitante senso di disperazione. Come conseguenza della loro situazione, molte persone apolidi sono costrette ad attraversare confini internazionali e diventare rifugiati. Proprio perché gli Stati hanno il diritto supremo di determinare le procedure e le condizioni per l'acquisizione o perdita della cittadinanza, la questione sull’apolidia e la nazionalità può in definitiva essere risolte soltanto dai governi.
Le decisioni degli Stati sulla cittadinanza devono, tuttavia, essere conformi ai principi generali del diritto internazionale, sancito dalla convenzione del 1961 sulla riduzione dell'apolidia e i diritti umani considerati dalla Convenzione sui diritti del bambino che sancisce i diritti fondamentali quali il diritto di ogni bambino ad avere una nazionalità e il principio di non discriminazione.
La convenzione 1954 relativa allo Status degli apolidi stabilisce gli standard di protezione per apolidi.
Insieme, questi trattati sanciscono il quadro internazionale per la protezione di persone apolidi e per la prevenzione e la riduzione dell'apolidia.
L’apolidia e le chiese
L’impegno della Chiesa a favore dei diritti umani ha una tradizione teologica molto lunga.
Il presupposto teologico subordinato e attivo è la preoccupazione per coloro che soffrono e la convinzione che tutti gli uomini e le donne creati da Dio costituiscono un'unità indissolubile.
Solidarietà e compassione sono virtù che tutti i cristiani sono chiamati a praticare, indipendentemente dalla loro appartenenza, come segno del loro discepolato cristiano.
Compassione e cura per l’altro/a e riconoscimento dell'immagine di Dio in tutta l'umanità sono al centro della nostra identità cristiana ed sono un'espressione del discepolato cristiano.
Il nostro agire umanitario è parte essenziale del Vangelo. Noi siamo istruiti da Michea 6:8 a "praticare la giustizia". E il comandamento dell'amore, il più grande comandamento del nostro Signore Gesù Cristo, è di amare Dio e di amarci gli uni gli altri.
La parola di Dio mette in guardia il popolo ebraico: " Non maltratterai lo straniero e non l'opprimerai, perché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto ." (Es. 22:21).
Gesù a Nazareth comunica i valori nel Regno di Dio: giustizia, liberazione e benessere per tutti e tutte. (Luca 4:18-19)
La Parabola della separazione tra pecore e capri, parola di giudizio, pronunciata da Gesù ci mette in guardia sull’essere solidali con le persone che sono discriminate, emarginate e sofferenti (includendo le persone apolidi e i gruppi minoritari): "Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste, fui ignudo e mi rivestiste, fui infermo e mi visitaste, fui in prigione e veniste a trovarmi" (Mt 25:35-36).
Queste sono le basi bibliche e teologiche che ci spingono in quanto chiese e organismi cristiani ad esprimere il nostro impegno cristiano e ad essere impegnati nella nostra testimonianza profetica e quindi parlare dei diritti di coloro che sono emarginati e senza voce, come gli apolidi.
La famiglia cristiana, quindi, dovrebbe condannare le condizioni in cui vivono gli apolidi, come riflesso dei nostri valori e principi universali fondamentali, cioè che un essere umano ha diritto: alla vita, alla libertà e alla sua tutela; all'istruzione, a pari protezioni sotto la legge e d’essere liberi dalla schiavitù e dalla tortura; il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione e alla libertà di opinione e di espressione; e il diritto alla nazionalità. Agli Apolidi sono negati tutti questi diritti e non sono riconosciuti da nessuna nazione.
Esprimendo profonda preoccupazione per la situazione degli apolidi in tutto il mondo, la X assemblea del Consiglio mondiale delle chiese riunitosi a Busan, in Corea del sud, dal 30 ottobre al 8 novembre 2013, pertanto:
A. Dichiara che il diritto alla vita, alla protezione e ai diritti umani basilari sono principi universali insostituibili e beni di cui ogni essere umano ha diritto;
B. riconosce che la negazione della nazionalità è una grave violazione dei diritti umani, che colpisce le persone in ogni regione;
C. incoraggia le chiese ad accrescere la consapevolezza sulla situazione delle persone apolidi che vivono nei loro paesi e in tutto il mondo e a promuovere la tutela dei loro diritti umani;
D. invita le chiese ad impegnarsi nel dialogo con gli stati affinché adottino politiche che conferiscono la cittadinanza e forniscono documentazioni adeguate agli apolidi;
E. riconosce i cambiamenti positivi nelle leggi sulla nazionalità fatte da alcuni governi e incoraggia altri Stati a compiere azioni simili;
F. sollecita le chiese, la società civile, gli Enti sui diritti umani nonché le agenzie delle Nazioni Unite e le organizzazioni regionali a collaborare civilmente ed efficacemente al fine di ridurre ed eliminare l’apolidia;
G. prega per gli apolidi in tutto il mondo, affinché le loro voci siano sentite e la loro condizione sia capita;
H. raccomanda il WCC di assumere come una sua priorità il numero di persone apolidi fino la sua prossima Assemblea.
APPROVATO per consenso