Giovanni 4,1-42 - Aceb_PugliaBasilicata

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2006-2024  ANNO XVIII    12  luglio 2024
"Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo" (Galati 6:2)
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Giovanni 4,1-42

1 Quando dunque Gesù seppe che i farisei avevano udito che egli faceva e battezzava più discepoli di Giovanni  2 (sebbene non fosse Gesù che battezzava, ma i suoi discepoli), 3 lasciò la Giudea e se ne andò di nuovo in Galilea. 4 Ora doveva passare per la Samaria. 5 Giunse dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che  Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe; 6 e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino,  stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta. 7 Una Samaritana venne ad attingere l'acqua. Gesù le disse: «Dammi da bere». 8 (Infatti i suoi discepoli erano andati in città a comprare da mangiare.)  9 La Samaritana allora gli disse: «Come mai tu che sei Giudeo chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?» Infatti i Giudei non hanno relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è che ti dice:  "Dammi da bere", tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato dell'acqua viva». 11 La donna gli disse: «Signore, tu non hai nulla per attingere, e il pozzo è profondo; da dove avrestidunque quest'acqua viva? 12 Sei tu più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?» 13 Gesù le rispose: «Chiunque beve di quest'acqua avrà sete di nuovo; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna». 15 La donna gli disse: «Signore, dammi di quest'acqua, affinché io non abbia più sete e non venga più fin qui ad attingere». 16 Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e vieni qua». 17 La donna gli rispose: «Non ho marito». E Gesù: «Hai detto bene: "Non ho marito"; 18 perché hai avuto cinque mariti; e quello che hai ora, non è tuo marito; in questo hai detto la verità». 19 La donna gli disse: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato su questo monte, ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove bisogna adorare». 21 Gesù le disse: «Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità». 25 La donna gli disse: «Io so che il Messia (che è chiamato Cristo) deve venire; quando sarà venuto ci annuncerà ogni cosa». 26 Gesù le disse: «Sono io, io che ti parlo!»
27 In quel mentre giunsero i suoi discepoli e si meravigliarono che egli parlasse con una donna; eppure nessuno gli chiese: «Che cerchi?» o: «Perché discorri con lei?» 28 La donna lasciò dunque la sua secchia, se ne andò in città e disse alla gente: 29 «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto; non potrebbe essere lui il Cristo?» 30 La gente uscì dalla città e andò da lui. 31 Intanto i discepoli lo pregavano, dicendo: «Maestro, mangia». 32 Ma egli disse loro: «Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete». 33 Perciò i discepoli si dicevano gli uni gli altri: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?» 34 Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua. 35 Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene, vi dico: alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura. 36 Il mietitore riceve una ricompensa e raccoglie frutto per la vita eterna, affinché il seminatore e il mietitore si rallegrino insieme. 37 Poiché in questo è vero il detto: "L'uno semina e l'altro miete". 38 Io vi ho mandati a mietere là dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato, e voi siete subentrati nella loro fatica». 39 Molti Samaritani di quella città credettero in lui a motivo della testimonianza resa da quella donna: «Egli mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40 Quando dunque i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di trattenersi da loro; ed egli si trattenne là due giorni. 41 E molti di più credettero a motivo della sua parola 42 e dicevano alla donna: «Non è più a motivo di quello che tu ci hai detto, che crediamo; perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo».

Care sorelle e cari fratelli,
Giovanni, da esperto regista, ci dona dei quadri, delle scene, attraverso le quali conduce i suoi personaggi e noi con loro in un cammino di consapevolezza e trasformazione. I luoghi sono importanti: Siamo in Samaria, terra di meticci e di eresia. I Samaritani erano ebrei e assiri, popolazione mista, ebrei che si erano costruito un altro santuario, che avevano spostato il culto da Gerusalemme a Sichem, che avevamo una bibbia propria, il Pentateuco, accettando solo i libri di Mosè. Nei vangeli i samaritani sono gli stranieri e gli impuri per eccellenza, eppure nei vangeli a loro viene riconosciuta una grande fede, ogni volta che Gesù ne incontra uno, o nelle sue parabole. Gesù "doveva" passare per la Samaria. In realtà questo doveva non sta a segnare un obbligo geografico o stradale, Gesù avrebbe potuto percorrere la strada più battuta, la strada carovaniera, ma quel doveva è l'indizio del fatto che questo angolo periferico di mondo ne diventa il centro, perché qui avviene un incontro che trasforma.
E il motore è la sete di Gesù. Gesù si presenta in un momento di debolezza: è solo, i discepoli sono andati a fare la spesa, è stanco. La sete di Gesù è importante perché essa sarà origine della trasformazione. E' sete di acqua da bere, ma è già la sete di Dio. Sete di Dio o sete per Dio? Il salmo 63 canta "O Dio, di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua".
Se Giovanni ci conduce in un viaggio a doppio binario, in cui il registro dell'acqua si sposta dall'acqua del pozzo all'acqua viva di Dio, questo riconoscimento don divide, non separa con un taglio netto l'umano dal divino, lo spirituale dal materiale. Gesù ha sete. Ed è con questa sete che a mezzogiorno incontra chi non voleva incontrare nessuno, una donna samaritana.
Il secondo quadro vede sulla scena questi due personaggi, impegnati in un dialogo, che, abbiamo visto, sottolinea lo sconfinare di Gesù, che supera barriere, etniche, religiose, di genere, chiedendo alla donna da bere. Anche la donna samaritana ha sete: è venuta ad attingere e attorno al pozzo si svolge un dialogo in continuo movimento, che porterà ad un riconoscimento sempre più grande dell'identità di Gesù, che da uomo Giudeo, diventa interrogativo per la donna: Sei tu più grande di Giacobbe, sei profeta, io so che il Messia deve venire, fino all'IO sono che pronuncia Gesù. E questo dialogo potrebbe essere inesauribile, e come una fonte di acqua viva ci dà la possibilità di cogliere parole nuove ogni volta che ci avviciniamo al pozzo dove stanno parlando Gesù e la samaritana. Due cose vorrei oggi trattenere: La prima parte dalla domanda della donna: "Sei tu forse più grande di Giacobbe, nostro padre, che ci diede questo pozzo e ne bevve egli stesso con i suoi figli e il suo bestiame?" la donna ingaggia una discussione teologica con Gesù rifacendosi alla storia dei padri, richiamando il padre Giacobbe. Le tradizioni sono importanti, formano l'identità delle famiglie, delle chiese, delle società. Ed ecco che Gesù dice che la propria identità non sta nel pozzo, nella propria storia, nel passato, ma sta in quello che il pozzo non può dare, non può possedere, nell'acqua viva, in quella sete di Dio per
l'umanità che possiamo chiamare desiderio, nell'"Io sarò con te" di Dio, che costruisce il tuo presente e il tuo futuro. La tua identità, la mia identità sta nel dono dell'acqua viva che ci mette in movimento.Il discorso sul padre, viene ripreso nella seconda parte del discorso, che si sposta sul luogo dove adorare. E se all'inizio del nostro testo i luoghi sono importanti, luoghi "off", nelle parole di Gesù non lo sono più: l'abbattimento delle barriere in Cristo fa sì che la questione non sia più dove rendere il culto a Dio, ma come. Qui i credenti vengono attivati. Non dove vai, ma come: come vivi la tua fede, come preghi, come lodi, come vivi. "In spirito e verità". Dio è spirito, è acqua viva, potenza creatrice, che ama, che mette in moto. Dio è verità: verità su noi stesse e noi stessi, senza nascondimenti, allora è anche carne e sangue, peccato non nascosto, possibilità di vita nuova. Il padre allora non è il padre, i padri del passato, ma un genitore nuovo, Padre che porta nel futuro. Gesù usa questa immagine paterna per portare la donna e noi con lei fuori dai suoi confini, dalla costruzione della propria identità che si è fatta, fatta di padri importanti certo, ma che rischiano di schiacciare piuttosto che di zampillare, di diventare sorgente in movimento.
Nel cuore del dialogo c'è il secondo punto, incorniciato dal discorso sul padre. Normalmente, quando ricordiamo questo dialogo, ci si sofferma sulla crescita di consapevolezza che Gesù fa fare alla donna e sul salto dall'acqua materiale all'acqua spirituale. Così, la richiesta " Signore, dammi di quest'acqua affinché non abbia più sete e non debba più venire fin qui ad attingere" è classificata un po' come ingenua. Eppure, in questa richiesta c'è una grande domanda di fiducia e di trasformazione, per Gesù. La dimensione spirituale non può essere disgiunta da una trasformazione esistenziale.
Per questo Gesù entra nella vita della donna: vai a chiamare tuo marito. Ma questa incursione non serve a mortificare, giudicare, dichiarare non degna la donna, anzi, serve a far riconoscere Gesù profeta, amico di Dio. E' questa donna dall'intimità movimentata che annuncerà Cristo ai suoi compaesani.
L'incontro con Cristo ci trasforma. Entra nelle viscere, dice la verità su di noi, anche quelle scomode, ma non per schiacciare, bensì per mettere in cammino, per autorizzare, per chiamare. E la donna dimenticherà la sua brocca per attingere e andrà a chiamare gli altri samaritani. Non abbandona qualcosa di superfluo, ma di necessario, la brocca che le da bere. Quante cose necessarie non riusciamo ad abbandonare per seguire Gesù? Non superflue, ma importanti, necessarie. La brocca "mia sapienza", "mia volontà", la brocca famiglia, la brocca tempo, la brocca lavoro. Ecco l'acqua viva che dona Gesù, la possibilità di non aver paura di perdere il necessario, perché sarà dato molto di più. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte le altre cose vi saranno donate.
Al pozzo, care sorelle e cari fratelli, due seti si sono incontrate. Alla fine, nessuno dei due avrà bevuto, ma nessuno dei due avrà più sete. Mangeranno e staranno insieme per due giorni, ad ascoltarsi, a conoscersi. Cristo abiterà con loro e
loro abiteranno in Cristo. Il Signore ha sete di noi, uomini e donne che ci avviciniamo timidamente, e a volte di nascosto al suo pozzo. Troverà la sete del Dio vivente che ha messo in moto la Samaritana?

                                                    Cristina Arcidiacono


 

 SALUTE         


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