“Memoria, cultura, conoscenza, etica, corresponsabilità” sono state alcune delle parole che forti e ripetute sono risuonate nel locale di culto della chiesa battista di Mottola sabato 3 marzo: a proferirle insieme con un fiume di esperienze e di racconti don Luigi Ciotti.
Fondatore del Gruppo Abele e, dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, anche di Libera, l’associazione per vincere le mafie, don Ciotti è stato ospite della comunità mottolese grazie al locale presidio di Libera, intitolato a Antonio Montinaro, con il quale continua il percorso di collaborazione nel “solco della verità e della giustizia”.
L’iniziativa si colloca in quella nazionale, che è partita e finirà a Foggia, intitolata “100 passi fino al 21 marzo”, data nella quale vengono ricordate, nominandole una per una, tutte le vittime delle mafie. Come ha ricordato lo stesso Ciotti, l’idea di chiamare tutti i nomi è venuta ascoltando il pensiero espresso ad alta voce dalla mamma piangente di A. Montinaro durante i funerali di G. Falcone, di sua moglie F. Morvillo e della scorta: “Non nominano mio figlio … non è soltanto la scorta …”
L’uditorio attento per quasi un’ora e mezza ha ascoltato storie di uomini e di donne che hanno lottato e lottano per sradicare quella che, in un codice etico di un’azienda siciliana addirittura di fine Ottocento, veniva indicata come “maffia” e della quale “ … parliamo da secoli!” ha detto don Ciotti e abbiamo sottostimato troppo spesso le situazioni che nelle varie realtà ne hanno caratterizzato la nascita e la conformazione. Incisivo il messaggio che la memoria del passato e del presente sia viva e che si traduca in impegno e responsabilità, e non in gesti esteriori quali cerimonie o intitolazioni, e che la scuola e l’istruzione, anche tramite l’uso consapevole della rete, della possibilità di essere sempre connessi e di comunicare, ristabilisca le relazioni e ridia il vero significato alla politica come dovere personale per garantire e difendere il bene comune.
Virginia Mariani
PREMIAZIONE BERNICE ALBERTINE KING
MONTELEONE DI PUGLIA (FG) - 10 marzo 2018
“Questa parte istituzionale era importante perché siamo riusciti a portare un pezzo di Storia qui!” queste le appassionate parole del Sindaco Giovanni Campese nel salone del palazzo municipale quando alle 10 circa Bernice Albertine King è arrivata a Monteleone di “Pughlia”, come poi avrebbe detto lei salutandoci, il comune che con molte Istituzioni scolastiche, locali e viciniori, ha avviato da ben tre anni un percorso, probabilmente unico in Italia, di educazione alla Pace e alla Nonviolenza.
Nell’attesa che Bernice King arrivasse nella tensostruttura che ospitava, oltre che le vivaci scolaresche, anche delegazioni delle chiese Battiste di Mottola, Bari, Gravina, Montenero di Bisaccia, ci sono stati due importanti interventi: quello della presidente del Centro Studi Sereno Regis, Angela Dogliotti Marasso, che con incisiva brevità ha scandito le tappe fondamentali del pacifismo femminile partendo da Bertha von Suttner passando per Rosa Genoni fino a Leymah Gbowe e, appunto, Bernice King senza tralasciare naturalmente i vari movimenti e gruppi di donne che hanno fatto la storia della nonviolenza come le “Monteleonesse”, che nel 1942 lottarono contro il fascismo per il pane e la pace e da cui nasce tutto il percorso di riscoperta valorizzazione e ricerca avviato da questo piccolissimo comune montano pugliese. Di seguito l’intervento della prof. dell’Università di Bari, Gabriella Falcicchio, che ha presentato con passione gli studi sul periodo perinatale e sulla "buona nascita", sulle lotte nazionali e internazionali delle donne contro la violenza ostetrica, sulle dinamiche di genere, in rapporto alla formazione delle bambine e delle ragazze.
Giunta l’attesissima King, il ritmo è diventato incalzante anche per la stessa presentatrice Rossella Brescia e davvero tanto commovente: studenti di tutte le età che le declamavano poesie in inglese, che cantavano “We shall overcome” e “Ebony and ivory”, che danzavano con l’arcobaleno della bandiera della Pace; interventi calorosi come quello del prof. Rocco del Centro “Gandhi” di Pisa Altieri sulla necessità di eliminare le spese belliche a favore dell’istruzione perché l’alternativa è la nonviolenza alla non esistenza, ricordi ferventi delle battaglie di suo padre Martin Luther, ringraziamenti e riconoscimenti da parte delle rappresentanze varie di Amministrazioni, Provincia e Università ma non della Regione. Inoltre, come ricordato anche dal Ministro Plenipotenziario del CIDU (Comitato Inteministeriale per i Diritti Umani), dott. Fabrizio Petri, l’evento è stato particolarmente importante perché ricorre la celebrazione del 70° Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, per la quale il Comitato Interministeriale per i Diritti Umani ha in programma di organizzare eventi in occasione di varie date significative delle Nazioni Unite nel corso del 2018.
Confusione e concitazione, avrei saputo dopo, hanno fatto saltare un po’ la scaletta e alcuni interventi come quello di Marinetta Cannito, in primo piano nell’organizzare l’evento, lasciato frettolosamente alla fine di tutto. Ma quando ha preso la parola Bernice la forza e l’impeto delle sue parole, un po’ tradite da una emozionata traduzione, ci hanno proiettato in un futuro denso di passato: “Mia madre Coretta diceva “Donne, se l’anima della Nazione deve essere salvata voi dovete diventare la sua anima!” e poi citando il padre “Abbiamo ancora una scelta oggi: la coesistenza nonviolenta o violento co-annichilimento.” Ringraziando per il premio, ci ha invitato a continuare la lotta, così come farà lei per il resto della sua vita perché crede che l’unica via è la nonviolenza e “God bless you!” tradotto semplicemente con “Grazie!”
Non ci sarà purtroppo una foto di gruppo, ma penso che i fratelli e le sorelle presenti conserveranno a lungo l’emozione di questo incontro nella card del proprio cuore.
Virginia Mariani
MOTTOLA - IL CANTO DELL'ANIMA
Mottola - 11 marzo 2018
Domenica 11 marzo, per la Giornata Internazionale della Donna, nella chiesa battista di Mottola la pianista Maria Tersa Pizzulli ha presentato un recital dal titolo “ Il canto dell’anima”. Nell’introduzione, oltre a ricordare la Welsh Tract Church che già nel XVIII secolo utilizzò il canto e l’innario come elementi essenziali della spiritualità e del culto, è stata evidenziata l’importanza delle donne nelle famiglie e nelle chiese troppo spesso, però, legate al ruolo dei mariti nelle chiese. Nel primo convegno della chiesa protestante a Wittemberg nel 1848 chiesero che le ragazze ricevessero una formazione scolastica e professionale per lavori sociali o statali.
È stata una serata densa di emozioni in quanto la maestria della pianista Terzulli, nostra sorella in Cristo, ha creato atmosfere differenti a seconda del periodo storico in cui i brani musicali sono stati composti, a partire dal XVI secolo ai giorni nostri. Particolarità della scelta musicale è che di volta in volta l’uditorio ha scoperto nomi per lo più sconosciuti di sole compositrici: Louise Farrenc con le sue variazioni su “Ein feste Burg” di Lutero, Sarah Adams, autrice del testo “Più presso a Te, Signor”, Thecla Badarzewska con “Preghiera esaudita”, Fanny Crosby e Phoebe Knapp con “Lieta certezza”, Lindy Kerby, vivente con la sua “Always”, Clara Mc Master, autrice contemporanea di “Il mio padre celeste mi ama” e infine Delilah Gutman, con il suo travolgente “Jewish Tango” e Anne Britt, con “I have two little hand”, entrambe viventi. Le molte voci che si sono avvicendate nella lettura hanno raccontato anche il vissuto personale di queste donne che con la loro vita e la loro creatività hanno dato lode al Signore.