SALUTE: Ci spalmiamo di chimica - Aceb_PugliaBasilicata

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CI SPALMIAMO DI CHIMICA



Settembre 2012
di Massimo Ilari
I prodotti convenzionali per l’igiene e l’estetica sono formulati a partire da derivati petroliferi, siliconi, sostanze non biodegradabili. Spesso sospettati di essere tossici. Ma adesso, un nuovo regolamento europeo tutela maggiormente la salute dei consumatori
La famosa scrittrice statunitense Lauren Weisberger, autrice del bestseller internazionale Il diavolo veste Prada, non ha dubbi sulla passione smodata dei consumatori per i cosmetici utili ad abbellire il corpo. Che cosa ci dice? Comincia dalla testa, e quindi dai capelli, e arriva alle dita dei piedi. Nel percorso accenna anche alle mani: sembrano sempre troppo secche; passa ai glutei: «Mamma mia, è comparsa la cellulite!». E non trascura tutte le altre parti corporee.
Insomma, la conclusione della Weisberger è spietata: la cura del proprio corpo è il passatempo preferito dei cultori della forma estetica in tutto il mondo. «Non si tratta solo di narcisisti, visto che nella mia erboristeria arrivano addirittura bambine di 11 anni che cominciano a porsi il problema della lucentezza della propria pelle e sono particolarmente attente agli inestetismi. Certo non si tratta solo di “farina del proprio sacco” e “galeotta” è la televisione», dichiara con forza la dottoressa Rossana Bonfitto, storica erborista in provincia di Pisa e conduttrice di un laboratorio di analisi. Fantasie? No, quello della cosmetica è un mercato che sta conoscendo un vero e proprio boom e fa registrare un giro d’affari da miliardi di euro.

Se non si conoscono gli effetti
Ma non c’è solo l’aspetto economico, non si può trascurare la tossicologia dei componenti. Infatti, i cosmetici convenzionali nascondono una serie incredibile di sostanze inquinanti e dannose per la salute e l’ambiente. In altre parole, i prodotti che acquistiamo per farci belli sono formulati a partire da derivati petroliferi, siliconi, sostanze non biodegradabili, molti cedono anche formaldeide, una sostanza che è valutata cancerogena dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e tante altre molecole chimiche di cui non si conoscono gli effetti sulla salute. Il quadro non è molto rassicurante e diventa inevitabile domandarsi: «Quali garanzie ci sono per capire se un cosmetico per la cura del corpo sia rispettoso di pelle, salute e ambiente?
Un passo fondamentale è stato fatto per garantire gli acquirenti. Dallo scorso 11 luglio è entrato in vigore, non solo in Italia ma in tutti gli stati europei, il «Regolamento» che l’Unione aveva già licenziato nel lontano 2009. Dove la novità? «Si tratta di norme che riassettano il comparto cosmetico. In più sono stati inseriti diversi obblighi per tutelare la salute. Siamo arrivati a ciò rivedendo la composizione dei prodotti in commercio; è stata riconsiderata l’etichettatura; è stato avviato un costante controllo sui processi di produzione e distribuzione. E, infine, si è avuta un’attenta osservazione sulla comparsa di possibili effetti indesiderati», ha reso noto la Commissione europea che si è occupata del riordino. Plaude anche il Ministero della salute, Direzione generale Dispositivi medici, servizio farmaceutico e sicurezza delle cure, che nel «Regolamento vede un impianto legislativo che ha, finalmente, uniformato le procedure in tutti gli Stati dell’Ue, dato che nel mercato europeo i cosmetici sono commercializzati, liberamente, nei mercati interni».
Molto rigorosi i diversi allegati che prendono in esame tutte le sostanze ammesse, vietate o che possono essere impiegate in modo assai limitato: potrebbero risultare dannose per la salute.
Ma come riesce il consumatore a non sbagliare l’acquisto? C’è una grossa novità: tutte le informazioni, del caso, sugli ingredienti che si trovano nel cosmetico sono riportate in etichetta. Il cambio a questo punto lo deve fare anche il consumatore che nell’acquisto non può scivolare sulle «sirene» della pubblicità. Innanzitutto, per evitare di spalmarsi sul corpo cosmetici ai quali, tanto per fare un esempio, si potrebbe essere allergici. E non è difficile, basta avere un po’ di pazienza. Dallo scorso luglio sono interdette diciture diverse dal paese in cui si vive. In pratica, i recipienti e gli imballaggi di ogni singola confezione devono riportare ben chiaro – per noi in italiano – informazioni sul produttore, l’elenco di tutti gli ingredienti che sono presenti nel formulato e tutte le precauzioni che occorre seguire al momento dell’impiego.
Importantissimo che in etichetta sia obbligatoria l’indicazione dell’eventuale presenza di quelli che vengono chiamati «nanomateriali». Si tratta di particelle dalle dimensioni estremamente ridotte che, di solito, sono impiegate nella formulazione di conservanti e additivi. E siamo di fronte, lo rende sempre noto il Ministero della salute, a un approccio che permette di avere le coordinate esatte per capire se sia il caso o meno per fornire loro l’autorizzazione al commercio. Prima potevano essere presenti anche gli interferenti endocrini (gli ftalati sono i più famigerati), che oltre ai danni seri che possono causare all’organismo sono stati accusati anche di favorire l’eventuale aumento di peso e l’obesità. Ma ci potevano essere anche i metalli pesanti.
Ora tutto ciò non potrà più capitare: l’eventuale presenza di elementi proibiti, in tracce, proprio come i metalli pesanti, non sarà punita a patto che si tratti di una presenza involontaria e che tecnicamente non poteva essere evitata. Un ulteriore passo in avanti.
C’è poi la figura del valutatore della sicurezza del prodotto cui spetta la certificazione che verificherà se ci possano essere eventuali rischi per il consumatore finale. E lo deve fare caso per caso, prodotto per prodotto, partendo dal tipo di metallo e dalla sua concentrazione.
Le regole sono cambiate anche per tutta la nuova gamma di formulati che, annualmente, sono immessi in commercio. I test sono rigorosi. «È imperativo mettere insieme una documentazione sul prodotto, che, un’altra novità, sarà accompagnato da quello che viene chiamato cosmetic safety report, un rapporto che garantisce la sicurezza del prodotto per il corpo», fanno presente gli organi scientifici di Cosmetica Italia (ex Unipro), l’associazione italiana delle imprese cosmetiche. Infine, è obbligatorio, lo stabilisce sempre l’Europa, riportare i profili tossicologici delle sostanze e informazioni sulla confezione. Non ci saranno più cattive sorprese anche perché il Regolamento rende obbligatoria, in tutti i paesi che fanno parte dell’Ue, la tracciabilità del prodotto. Così sarà possibile condurre controlli sull’intera filiera.

Il mercato della contraffazione
Il pericolo, però, arriva dai prodotti contraffatti, soprattutto profumi e dentifrici venduti a prezzi ridotti ma con ingredienti di dubbia qualità, se non addirittura nocivi. E poi dall’importazione parallela di cosmetici destinati ad altri stati e in commercio nel nostro paese a costi più bassi: non sono conformi alle norme in vigore nell’Unione europea. C’è il rischio di spalmarsi sostanze come piombo, arsenico o mercurio, vietate poiché provocano danni alla salute molto più importanti di irritazioni e allergie. Sono i due volti dell’illegalità nel settore dei cosmetici evidenziati da una ricerca svolta dal Censis per la Direzione generale per la lotta alla contraffazione, cui ha aderito il Ministero dello sviluppo economico. Secondo il Censis, il pericolo arriva anche dai cosmetici contraffatti che circolano in Italia. Non a caso, qualche mese fa gli organi ispettivi hanno sequestrato cosmetici che nascondevano una sostanza tossica in quote elevate: la formaldeide.


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