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SALUTE
DOLCE SONNO
È un toccasana per il sistema immunitario. Con ricadute positive su obesità, diabete, artrite reumatoide e malattie virali. Per questo non possiamo ignorare i modi per ottenere un buon riposo
Il sonno ha effetti importanti sull’equilibrio ormonale dell’organismo: gli ormoni coinvolti sono in particolare due: la melatonina e il cortisolo, l’ormone dello stress la cui produzione diminuisce nelle ore serali per poi riprendere in modo da consentire il risveglio.
Sappiamo che le interruzioni del sonno provocano un aumento dei livelli ematici di cortisolo, con effetti sulla risposta immunitaria, sulla capacità dell’organismo di far fronte all’ipoglicemia e sul controllo dell’appetito. Per quanto riguarda la melatonina, siamo abituati a considerarla un rimedio naturale contro l’insonnia, «mentre il suo ruolo è molto più complesso», spiega Maria Corgna, medico e docente Pnei (Psiconeuroendocrinoimmunologia). «La melatonina è soprattutto fondamentale per indirizzare la risposta del sistema immunitario, particolarmente nei pazienti che hanno fatto uso di farmaci immunosoppressori come il cortisone». Il che non significa che non si possa assumerla per dormire meglio, soprattutto se il problema riguarda un risveglio precoce: «È questa infatti la fase del sonno su cui agisce in particolare la melatonina», prosegue Corgna. «Però è meglio scegliere dosaggi minimi, nell’ordine dei nano o dei pico grammi: sono questi, secondo le ultime scoperte della medicina biologica, i dosaggi realmente efficaci». Più in generale, per recuperare un buon sonno serve un approccio globale: «L’insonnia non è propriamente una malattia, ma più precisamente una serie di squilibri, per esempio dell’apparato digerente o delle vie urinarie, oppure ha alla base uno stato di ansia», prosegue il medico. È la Pnei a ricordarci che la nostra salute dipende da un insieme di comportamenti che riguardano l’esercizio fisico, l’alimentazione e soprattutto il nostro stato d’animo. «Per risolvere problemi di insonnia dobbiamo lavorare sul nostro dialogo interiore», spiega Corgna. «Spesso siamo noi stessi a dirci che dormiremo male, favorendo così un sonno perturbato. Il nostro sistema di credenze interne è importantissimo: paradossalmente, anche una tazzina di caffè può aiutarci a riposare bene, se siamo convinti che avrà questo effetto». Solo in casi estremi, o quando l’insonnia sia legata a una vera e propria patologia, per esempio disturbi respiratori o apnee, si può ricorrere all’intervento del medico. «Ma sempre facendo attenzione agli psicofarmaci, che scompaginano l’elettrofisiologia del sonno, compromettendo quella ciclicità che assicura un riposo corretto», spiega Corgna.
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