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ANNO XII - 25 Settembre 2018
"Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete così la legge di Cristo" (Galati 6:2)
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Scuole private e onestà intellettuale
di Marco Rostan


C’è una cosa poco diffusa anche se spesso invocata: si chiama onestà intellettuale. Significa, a esempio, non fare due pesi e due misure; significa, nel criticare atteggiamenti o comportamenti degli altri, domandarsi se per caso noi anche ci siamo comportati in modo analogo. E soprattutto significa parlare, non tacere, anche quando farebbe comodo. L’onestà intellettuale mi è venuta in mente pensando al finanziamento o meno delle scuole private-paritarie e al referendum che si è tenuto a Bologna con un esito inequivocabile: 59% contro il finanziamento pubblico. Ha vinto il principio costituzionale del «senza oneri per lo Stato», che è stato la bandiera dei protestanti nell’impostazione delle Intese con lo Stato. Nessun privilegio e in compenso nessuna ingerenza. Accanto alla più che legittima soddisfazione da par te della chiesa metodista di Bologna, dell’Associazione «31 Ottobre per una scuola laica e pluralista», e più in generale di tutti i protestanti per questo piccolo segnale positivo sul tema della laicità, bisognerebbe ricordare alcune cose. Primo: il sistema integrato scuole pubbliche e private paritarie (che cioè rispettano i criteri delle scuole pubbliche) non è opera della Conferenza episcopale e delle sue pretese a vantaggio della scuola cattolica: è stato varato da un governo presieduto da Massimo D’Alema con ministro dell’istruzione Luigi Berlinguer, il cui cognome parla chiaro. Tutti i partiti, di destra, centro e sinistra hanno da sempre cercato la legittimazione vaticana (concedendo soldi alla scuola cattolica). Sull’idea del sistema integrato ci fu anche una sorta di appello a favore, firmato da molti intellettuali fra i quali alcuni noti protestanti. Secondo. Il Sinodo valdese alcuni anni fa approvò un bel documento su I protestanti e la scuola nel quale (cito a memoria), dopo aver sottolineato il contributo che la conoscenza della storia della Riforma protestante potrebbe dare alla qualità della scuola italiana in Europa (con un modo plurale e laico di studio del fatto religioso), si considerava non in contrasto con il «senza oneri» la realizzazione di un sistema integrato di scuole, sottolineando che il problema decisivo non è chi le gestisce (Comune, Stato, privato) ma l’effettivo carattere pubblico, assicurato da una serie di criterida rispettare, primo fra tutti la libertà di insegnamento, le modalità di assunzione dei docenti, ilsostegno ai portatori di handicap...
Poi c’è l’aspetto economico: il mio sindaco mi ha spiegato che il costo di un alunno che frequenta la scuola materna o primaria privata (confessionale) è inferiore al costo di un posto da creare in una scuola pubblica che spesso non esiste. Infine, e questo riguarda l’onestà intellettuale che richiamavo all’inizio, bisognerebbe dire che anche la Chiesa evangelica valdese, Unione delle chiese metodiste e valdesi, ha delle scuole paritarie che usufruiscono di contributi pubblici sia sotto forma di borse di studio per le famiglie sia come stanziamento annuo proporzionale al numero degli alunni. Ne usufruisce il Collegio Valdese (Liceo europeo), non direttamente dipendente dalla Chiesa, che caratterizza la propria offerta formativa all’insegna della laicità. Credo che altr e nostre scuole, da Riesi alla Noce, siano in situazioni simili o abbiano delle convenzioni con la Regione, che quest’ultima spesso non rispetta nei tempi, con grave rischio per il funzionamento degli istituti e degli stipendi del personale. Altri meglio di me potranno illustrare la situazione. Quindi, benissimo rallegrarsi dell’esito del referendum di Bologna, sapendo e dicendo però anche che le nostre scuole certamente non confessionali fanno parte del sistema integrato varato nei governi D’Alema e poi Prodi 2, peggiorato con maggiori fondi alle private e tagli alla scuola pubblica dai ministri Moratti e Gelmini e stravolto da Formigoni in Lombardia. Anche le poche nostre scuole, senza il contributo pubblico (e senza il cospicuo otto per mille messo ormai a bilancio e non solo per sostenere progetti, come doveva essere secondo i criteri indicati dai Sinodi) sarebbero costrette a chiudere o a un forte ridimensionamento, perdendo i requisiti per essere paritarie. Può darsi che alla maggioranza dei membri di chiesa nonché degli «esecutivi» vada bene così. Manon ci si può presentare come gli unici veri laiciin Italia, a buon mercato. La coerenza costa e l’onestà intellettuale è rara.


Riforma - n. 26 del 5 luglio 2013


 

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