SAI TU QUANTE STELLE
L’INNO E IL SUO AUTORE
J. Wilhelm Hey, figlio di H. A. Hey, pastore a Leina, vicino a Gotha, nacque a Leina il 26 marzo 1789. Studiò alle Università di Jena e Göttingen, conseguì nel 1811 la licenza in teologia e, dopo vari lavori di tutoraggio,fu nominato nel 1818 pastore a Töttelstadt, vicino a Gotha. Morì a Ichtershausen, 19 maggio 1854. Johann Wilhelm divenne famoso come poeta delle favole grazie alle sue Cinquanta favole per bambini, pubblicate in forma anonima nel 1833, e, al seguito, Cinquanta favole per bambini (1837), ciascuna con illustrazioni di Otto Speckter. Lavorò anche per la resa in musica di alcuni suoi testi per l’infanzia oltre che scrivere alcuni inni per la comunità. “Sai tu quante stelle”, tradotto in italiano da Anna Belli della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI), ha una melodia che si rifà a motivi dei canti popolari della Germania nel 1800, pubblicato in più di 35 innari nel mondo e in Italia nell’Innario della CELI. Nella base che qui pubblichiamo l’armonizzazione e l’arrangiamento sono del compositore Francesco Iannitti Piromallo, la voce è di Alessandra Arcidiacono, il missaggio è di Dario Arcidiacono.
“Sai tu quante stelle” è diventato uno dei canti per bambini più popolari fino ad oggi. Concepito con un andamento a ritmo di danza (il 3/4 è conosciuto come il ritmo per eccellenza del valzer) che invita il corpo immediatamente al movimento, ha una tessitura melodica sempre molto vicina alla nota fondamentale, il Re3 o D4 secondo la notazione scientifica (in questa versione proponiamo la tonalità di Re maggiore) redendo più facile l’assimilazione della melodia, con degli incisi brevi e ripetuti dalla 10a alla 14a battuta che dannoun senso di momentanea sospensione del tema che gira intorno alla nota fondamentale (sempre il Re) e crea l’attesa del ritorno alla melodia principale stimolando così anche la memorizzazione. La traduzione italiana del testo, inoltre, riesce a restituire il valore di una scrittura antica adattata nella contemporaneità, per cui un bambino o una bambina del nostro tempo, adeguatamente seguito e guidato dal suo monitore o monitrice nel cantare: “sai tu quanti pesciolini godon d’onde fresche ancor”, può assaporare il valore di un linguaggio poetico che richiama ad immagini care all’infanzia di ogni tempo.