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La confessione di fede dei battisti italiani a cura di Ruggiero Lattanzio
Art. 4
La natura umana
L’umanità estraniata da Dio e al suo interno, nulla può operare né sperare per la propria salvezza; Dio solo, Padre, Figlio e Spirito Santo, compie per grazia la salvezza dell’umanità e del mondo.
1) L’umanità estraniata da Dio nulla può operare per la propria salvezza
Lontano da Dio, l’essere umano non ha più la possibilità autonoma di tornarci; estraniato da Dio, cioè essendosi reso estraneo a Dio e avendo reso Dio un estraneo da sé, non può da solo rompere questa estraneità e costruire autonomamente un rapporto con Dio stesso. Nel suo rapporto con Dio, le possibilità e le capacità umane non valgono e non possono nulla.
D. Tomasetto
Salmo 14,1-3; Romani 3,10-12
Salmo 51,5; Romani 7,7-25
2) Dio solo compie per grazia la salvezza dell’umanità
Se la salvezza è opera della grazia di Dio, allora deve essere esclusa qualsiasi cooperazione umana, qualsiasi intervento dell’essere umano che non sia quello di destinatario. Per essere e rimanere grazia, l’azione di Dio deve essere soltanto opera sua, non nostra.
D. Tomasetto
Romani 3,23-24; Romani 11,6
Efesini 2,4-9
Quale ruolo ha l’umanità nell’opera della salvezza?
Questa domanda ha suscitato nella storia del cristianesimo un lungo dibattito. Basti ricordare la controversia che si scatenò nel V sec. fra Agostino e Pelagio.
Agostino sosteneva che l’umanità è completamente inclinata al peccato e non può fare nulla di buono senza il costante intervento della grazia di Dio. Per Pelagio invece l’umanità conserva sempre una propria capacità di auto-perfezionamento.
Questa controversia si è riaccesa ai tempi della Riforma fra Lutero ed Ersamo.
Lutero, riprendendo la posizione di Agostino, affermava che la capacità umana di scegliere fra il bene e il male (arbitrio) non è più libera: l’umanità, a causa della condizione di peccato nella quale è caduta, è protesa verso il male. L’arbitrio umano non è più libero ma è asservito al male (servo arbitrio).
Erasmo, rifacendosi invece a Pelagio, sosteneva che l’essere umano conserva in sé la capacità di scegliere fra il bene e il male (libero arbitrio). E, anche se tale capacità è stata corrotta a causa del peccato, viene poi interamente recuperata in seguito all’atto di grazia di Dio:
la nostra libertà di scelta, ancorché ferita dal peccato, non è stata distrutta, e benché essa sia stata distorta al punto tale da farci inclinare piuttosto verso il male che verso il bene, almeno fino a quando non riceviamo il soccorso della grazia, tuttavia non è sparita.
Erasmo, Il libero arbitrio
Ecco la replica di Lutero a Erasmo:
Tu dici che il libero arbitrio non ha che una forza minima, al punto di essere inefficace senza la grazia di Dio. È proprio questo che tu affermi? Allora ti pongo questa domanda e ti prego di rispondere: Che cosa può fare questa minima forza se la grazia di Dio le viene a mancare? Resta inefficace – dici tu – e non fa nulla di buono. Dunque, questa forza non farà nulla di ciò che Dio (o la sua grazia) vuole, poiché noi abbiamo riconosciuto che la grazia le viene a mancare. Ma tutto ciò che non è fatto dalla grazia di Dio non può essere buono. Dal che ne segue che il libero arbitrio, privato della grazia di Dio, non è libero, ma prigioniero e schiavo del male, dato che non può, da solo, volgersi verso il bene…
Martin Lutero, Il servo arbitrio